luglio 09, 2008

Speciale Wagner

Il poeta Arthur Rimbaud scrisse, nella ormai nota Lettre du Voyant , a proposito di Baudelaire: “Re dei poeti, un vero dio”, e a ragione, soltanto dimenticò di riferirsi con tali termini a colui che “l’umanità attendeva da tempo”, il “frutto maturo e lungamente atteso dalla nazione tedesca e dall’intero genere umano”: Richard Wagner. Il genio che avrebbe aperto spazi fino ad allora inesplorati, interi ammassi, galassie sconosciute all’uomo; l’artista, il poeta dell’800, luoghi dell’anima e della creazione, dispersi dall’alba del mondo. Colui che tentò di rubare il sacro fuoco per portarlo tra gli esseri viventi, per poterlo esprimere con qualsiasi mezzo artistico, e si fermò di fronte la propria opera con occhi attoniti: molto c’era da dire con parole e un linguaggio nuovo, questa la conclusione. In Francia, Baudelaire riconobbe presto (e chi se non lui, pari genio e pari Dio), o meglio, seppe ascoltare quelle “acque profonde” (per dirla alla Magritte) che si muovevano e si agitavano sotto la superficie apparentemente liscia. Le acque profonde, la memoria latente, tana abissale dei ricordi, che saranno sondate più tardi da Proust, altro genio incontrastato del Novecento, altro uomo dedito, come Wagner, alla pura e semplice Creazione. Richard Wagner, il compositore, l’artista, l’uomo, il sognatore… il musicista che più di ogni altro ha scavato le radici del mondo e dell’essere umano, ha calpestato gli dèi, per poi impossessarsi del loro fuoco creatore, è riuscito, come direbbe Dante, a porre “mano e cielo a terra”, un vero e proprio Prometeo moderno...

Anto2008










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