L'edificio realizzato dall'architetto americano Richard Meier per la nuova sistemazione dell'Ara Pacis scatenò un putiferio di critiche in quanto, secondo il gusto di molti, la struttura non "rispetta" la città che vi è intorno. In altre parole, la struttura è troppo... moderna! Una vicenda analoga si ebbe anche per la ristrutturazione del Teatro alla Scala ad opera dell'architetto Mario Botta (per info www.botta.ch).
Questo atteggiamento la dice lunga sulla visione che hanno gli italiani non solo dei propri spazi urbani, ma anche sull'impossibilità provinciale di staccarsi da un certo modo di vedere le cose e il mondo che li circonda. Questo atteggiamento ovviamente si riverbera in tutti i settori della vita quotidiana, politica, sociale ecc.
Infatti c'è qualcosa in questo Paese che frena il passo avanti, che costringe i giovani a non poter crescere nel lavoro, che ostacola il mutamento. Addebito le cause a quello che io chiamo "vecchiume psicologico". Pensiamo ad esempio al caso dell'università italiana (romana?): collaboratori, studiosi, ricercatori costretti fino a 40 anni, se non di più, a fare gli assistentini del barone bicentenario che lascerà la sua cattedra solo dopo aver compiuto il primo secolo di vita.
Giovani preparati, che vantano collaborazioni estere ed esperienze formative di alto livello, devono passare metà della loro vita a fare i "sottopanza" finché il loro Prof non tira le cuoia, sempre che, dopo, la cattedra non passi al figlio! Altrimenti non si capisce perché in Italia vadano avanti solo gli imbecilli e i privi di talento, i maleducati, gli ignoranti e i pidocchi rifatti. Ora, polemiche a parte, c'è davvero da pensare alla fuga.
I nostri coetanei esteri, per esempio, sembrano più giovani di noi, la mentalità più aperta, settori della vita meno drasticamente vissuti, lavori meno impegnativi dal punto di vista psicologico. Le loro città, vedi Berlino, Parigi ecc, sono cantieri a cielo aperto, sempre pronti al nuovo. In Italia invece, tutto resta com'è per paura che cambi troppo...
Eh, aveva ragione il caro Tomasi di Lampedusa quando scriveva che affinché tutto resti com'è c'è bisogno che tutto cambi.... L'aveva capito lui! Ma, come si sa, gli artisti stanno sempre troppo avanti rispetto alla società in cui sono costretti a vivere.
Anto